lunedì 13 luglio 2015

Ancora tanta incertezza ma il peggio sembra alle spalle.

Ultimo post prima della pausa estiva.

Dopo i recenti accadimenti, mi verrebbe da dire che finalmente si ritorna a parlare di fondamentali. La crisi greca sembra incanalata nella sua necessaria quanto ineluttabile sorte, a dispetto dei sostenitori della Grexit e di quanto hanno caldeggiato per il NO nel recente referendum.


Tutto è andato come doveva andare, senza colpi di scena nè sorprese dell'ultimo minuto. I greci pagheranno il debito, l'Europa avrà mantenuto la sua funzione "solidale" e Tzipras?? Forse ha i giorni contati o forse guiderà un Governo di Unità Nazionale.

Di certo la mossa del referendum non è servita a nessuno, se non a quegli speculatori che con l'Up and Down del 20% circa (sul mercato obbligazionario, su quello valutario e su quello azionario), hanno monetizzato forti guadagni.

Perdonatemi ma alla luce di quello che è successo, non riesco a provare sentimenti di gioia nè tanto meno di tristezza. I veri effetti degli accordi raggiunti ieri notte si avranno nell'immediato futuro. Per essere però sicuri che tutti avranno conseguito una vittoria (seppur "smorzata") bisognerà vedere che:
  1. il Parlamento greco ratifichi l'accordo di ieri notte (sicuramente con una maggioranza diversa rispetto a quella della vigilia)
  2. la Grecia riprenda a crescere in modo significativo
  3. la Grecia rispetti i piani di rimborso del debito.
Non solo: se così sarà, e tutto ce lo auguriamo, il segnale dato dall'Europa alla comunità internazionale sarà davvero efficace. Il binomio "sostenibilità del debito" - "riforme strutturali" è infatti lo strumento fondamentale per continuare ad attrarre investitori senza i quali anche altri Paesi potrebbero attraversare momenti difficili. A tal fine riporto un grafico smart che deve fare riflettere:

Il Portogallo e l'Italia hanno la più alta incidenza % del debito sul PIL.

Se questo è un fatto noto, ahimè, altrettanto evidente è però la composizione degli investitori, quelli cioè disposti a finanziare il Paese debitore.

L'Italia ha la più bassa percentuale di finanziatori esteri (circa il 38%) a fronte invece della più alta percentuale di creditori nazionali.

Come a dire che i risparmi degli italiani (banche, famiglie imprese) contribuiscono con il 62% a finanziare il nostro Paese blindandolo, per il momento, da eventuali azioni di controllo o ingerenza straniere.

E il Portogallo?? Vabbè, questa è un'altra storia. Godiamoci intanto le vacanze sperando che nel mentre, non ci siano altre sorprese.

Buone ferie a tutti.

PD

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